Forgotten nature
Fotografia: Ernesto Fiorentino
Soggetto e Danza: Tiziana Cesarini
Maschera realizzata da Paolo Rampelli (stampo in gesso, cartapesta)
PARTE PRIMA
Quando la lepre si accorge di essersi persa nella città.
Alle prime luci dell’alba, seguendo un percorso ricco di semi e di ghiande, la lepre si ritrova in un territorio sconosciuto. Tutto è cambiato. Gli odori sono forti e pungenti. La terra è così dura che non assorbe il peso delle zampe, sembra respingere i passi. Smarrita, impaurita come davanti a un predatore senza nome, la lepre si accovaccia e si immobilizza. Ma non succede niente. Nessuna risposta. Tutto tace tra mille rumori. Allora si alza e si fa muovere dal vento. Quando è stato quel momento in cui abbiamo perso la via della Natura?
PARTE SECONDA
Quando la lepre va alla disperata ricerca di qualcosa che somigli alla Natura.
La fame preme, ma qui non c’è nulla che somigli a un nutrimento. Gli odori portano verso strane foglie senza alberi da cui cadere, giacciono a terra prive di vita. Tra le foglie resti di cibo morti da tempo. È duro, i denti stridono, le gengive pulsano, la lepre fa fatica a mandare giù bocconi amari. Niente sapore, mangia per riempire la pancia. All’improvviso in un riflesso le sembra di vedere un albero e come su un albero la lepre prova a salire. Ma non sente nessun respiro, solo qualcosa di freddo e inanimato. La Natura è perduta, non c’è più qualcosa che si possa chiamare casa. Non c’è più qualcuno che si possa chiamare Noi.
PARTE TERZA
Quando la lepre infine ritrova la via di casa.
Aveva ormai perso le speranze la lepre, quando infine sente il richiamo dell’amica acqua. Bevendo si ristora. Nello specchio dell’acqua ritrova la sua vera natura. Riconosce le sue zampe, sono sempre state al suo fianco. Come destata da un brutto sogno, si ricorda di se stessa e ritrova il suo mondo. Vede l’erba del prato, così verde come mai gli era apparsa. E ora sa che tra le crepe del cemento e tra i singhiozzi della pioggia, la Natura è sempre stata con lei. La Natura non ci ha mai lasciato soli.
Soggetto e Danza: Tiziana Cesarini
Maschera realizzata da Paolo Rampelli (stampo in gesso, cartapesta)
PARTE PRIMA
Quando la lepre si accorge di essersi persa nella città.
Alle prime luci dell’alba, seguendo un percorso ricco di semi e di ghiande, la lepre si ritrova in un territorio sconosciuto. Tutto è cambiato. Gli odori sono forti e pungenti. La terra è così dura che non assorbe il peso delle zampe, sembra respingere i passi. Smarrita, impaurita come davanti a un predatore senza nome, la lepre si accovaccia e si immobilizza. Ma non succede niente. Nessuna risposta. Tutto tace tra mille rumori. Allora si alza e si fa muovere dal vento. Quando è stato quel momento in cui abbiamo perso la via della Natura?
PARTE SECONDA
Quando la lepre va alla disperata ricerca di qualcosa che somigli alla Natura.
La fame preme, ma qui non c’è nulla che somigli a un nutrimento. Gli odori portano verso strane foglie senza alberi da cui cadere, giacciono a terra prive di vita. Tra le foglie resti di cibo morti da tempo. È duro, i denti stridono, le gengive pulsano, la lepre fa fatica a mandare giù bocconi amari. Niente sapore, mangia per riempire la pancia. All’improvviso in un riflesso le sembra di vedere un albero e come su un albero la lepre prova a salire. Ma non sente nessun respiro, solo qualcosa di freddo e inanimato. La Natura è perduta, non c’è più qualcosa che si possa chiamare casa. Non c’è più qualcuno che si possa chiamare Noi.
PARTE TERZA
Quando la lepre infine ritrova la via di casa.
Aveva ormai perso le speranze la lepre, quando infine sente il richiamo dell’amica acqua. Bevendo si ristora. Nello specchio dell’acqua ritrova la sua vera natura. Riconosce le sue zampe, sono sempre state al suo fianco. Come destata da un brutto sogno, si ricorda di se stessa e ritrova il suo mondo. Vede l’erba del prato, così verde come mai gli era apparsa. E ora sa che tra le crepe del cemento e tra i singhiozzi della pioggia, la Natura è sempre stata con lei. La Natura non ci ha mai lasciato soli.
