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R. URBANA

Dove la “R” assume più significati come Resistenza, Riqualificazione o Resilienza… No no… Resilienza no che mi è diventata antipatica come parola. Allora diciamo Riappropriazione ma anche Rigenerazione, Revisione, Reinterpretazione, Ribaltamento, Rimodulazione, Ricostruzione, Riconquista.
Le città sono da sempre lo specchio dell’economia che le attraversa con i suoi alti e bassi; crescite verticali e orizzontali delle città hanno spesso supplito ad una necessità abitativa dei suoi abitanti, ma non sempre hanno dato risposte alle esigenze di qualità di vita delle persone che vivevano questa crescita e ancor meno quando c’era una decrescita. I piani di urbanizzazione rispondono a logiche di natura pratica di vivibilità (nella migliore delle ipotesi) o clientelari (nelle peggiori), ma sono sempre e comunque piani scesi dall’alto sulla città stessa e sul quotidiano dei suoi abitanti ai quali rimangono, fondamentalmente, due opzioni, la passiva accettazione o la R.URBANA, che non è una sterile opposizione al nuovo che avanza, bensì significa Riempire quegli spazi lasciati vuoti, Ricucire addosso un vestito preconfezionato, Ridare nuova vita a qualcosa lasciato indietro, Ricolorare le cose perché di grigio in giro, ce n’è già troppo.
Questo progetto racconta piccoli/grandi gesti di semplici cittadini o di associazioni che hanno deciso di dare il loro tempo, le loro capacità, il loro denaro per un’idea diversa di vivibilità della città, il che non vuol dire sostituirsi alle istituzioni (alle quali resta il dovere di fare sempre più e meglio) ma dare il proprio contributo quotidiano al miglioramento collettivo di una specifica area / quartiere. Questo progetto non racconta di supereroi che si mettono al servizio della collettività, bensì di normali cittadini senza superpoteri ma con tanta energia, che decidono di dare il loro apporto, non importa quanto piccolo e modesto, perché - è bene ricordarlo - anche le mura più alte e resistenti sono realizzate sempre e comunque con piccoli mattoni.

Il progetto fa parte di una mostra virtuale ed è visibile on line sul sito IMAGODIGNITATIS

cabina letteraria - Esempio perfetto di riutilizzo urbano è quello portato avanti da Simonetta Cervelli, che ha trasformato una vecchia cabina telefonica inutilizzata in via Pinerolo a Roma, in una piccola biblioteca-BookCrossing, dove ognuno è libero di prendere/posare un libro. La bibliocabina è diventata in breve un punto di riferimento per i lettori del quartiere, ma anche un luogo dove incontrare persone che condividono lo stesso amore per la lettura.
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cabina letteraria
Esempio perfetto di riutilizzo urbano è quello portato avanti da Simonetta Cervelli, che ha trasformato una vecchia cabina telefonica inutilizzata in via Pinerolo a Roma, in una piccola biblioteca-BookCrossing, dove ognuno è libero di prendere/posare un libro. La bibliocabina è diventata in breve un punto di riferimento per i lettori del quartiere, ma anche un luogo dove incontrare persone che condividono lo stesso amore per la lettura.

statue lignee - Saper vedere la bellezza là dove altri vedono un albero reciso, restituire dignità estetica ad una strada o un parco, orfani di un albero che regalava ombra e refrigerio nei mesi caldi. È questa l’opera continua ed intensa di un artista ligneo che ha disseminato Roma con le sue opere, in forma del tutto gratuita e con un modis operandi che si rifà a quello degli street artist.
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statue lignee
Saper vedere la bellezza là dove altri vedono un albero reciso, restituire dignità estetica ad una strada o un parco, orfani di un albero che regalava ombra e refrigerio nei mesi caldi. È questa l’opera continua ed intensa di un artista ligneo che ha disseminato Roma con le sue opere, in forma del tutto gratuita e con un modis operandi che si rifà a quello degli street artist.

ninfeo di Spurio Cassio - Il Ninfeo di Spurio Cassio è uno dei tanti esempi di incuria cittadina, in cui i lacci burocratici impediscono la normale risoluzione dei problemi e che solo la pazienza di persone come Giulio T. è riuscito a districare, a costo di tanto tempo perso e denunce prese. Il Ninfeo di Spurio Cassio era ormai diventato un ricettacolo di immondizie varie e l’incombenza di ripulirlo che ribalzava tra enti pubblici e volenterosi privati cittadini. Il signor Giulio ha provveduto, con le sue mani e i suoi fondi, a pulire l’area intorno ai resti dai rifiuti e dalle erbacce e a mantenerla curata, dandogli così dignità di rovina archeologica e rendendo un luogo unico la strada che la ospita.
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ninfeo di Spurio Cassio
Il Ninfeo di Spurio Cassio è uno dei tanti esempi di incuria cittadina, in cui i lacci burocratici impediscono la normale risoluzione dei problemi e che solo la pazienza di persone come Giulio T. è riuscito a districare, a costo di tanto tempo perso e denunce prese. Il Ninfeo di Spurio Cassio era ormai diventato un ricettacolo di immondizie varie e l’incombenza di ripulirlo che ribalzava tra enti pubblici e volenterosi privati cittadini. Il signor Giulio ha provveduto, con le sue mani e i suoi fondi, a pulire l’area intorno ai resti dai rifiuti e dalle erbacce e a mantenerla curata, dandogli così dignità di rovina archeologica e rendendo un luogo unico la strada che la ospita.

“C’è bisogno di colori perché di grigio ne abbiamo già abbastanza” - Tor Bella Monaca, periferia sud di una Capitale che si espande a macchia d’olio in tutte le direzioni con i suoi anemici palazzoni ma non con i servizi necessari a chi li abita. Una persona del quartiere mi ha detto: “qui la gente cammina a testa bassa perché sono abituati al brutto perciò bisogna creare bellezza affinché le persone ritornino a camminare a testa alta”.
Tor Bella Monaca è diventata una fucina di street artist pronti a ridare colore e identità a questo ed altri luoghi.
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“C’è bisogno di colori perché di grigio ne abbiamo già abbastanza”
Tor Bella Monaca, periferia sud di una Capitale che si espande a macchia d’olio in tutte le direzioni con i suoi anemici palazzoni ma non con i servizi necessari a chi li abita. Una persona del quartiere mi ha detto: “qui la gente cammina a testa bassa perché sono abituati al brutto perciò bisogna creare bellezza affinché le persone ritornino a camminare a testa alta”.
Tor Bella Monaca è diventata una fucina di street artist pronti a ridare colore e identità a questo ed altri luoghi.

Cambiare le regole del calcio per cambiare le regole del mondo - Il “Campo dei Miracoli” è ormai una solida realtà sociale, nata a Roma di fronte al “serpentone” del Corviale, ovvero in una delle periferie problematiche della Capitale. Prima un’opera di riappropriazione di spazi lasciati all’incuria, poi la creazione del primo campetto di calcio, diventato punto d’incontro per bambini e giovani del quartiere. Uno spazio efficiente e controllato dove incontrarsi per una partita a pallone. Ma non finisce qui, perché Massimo Vallati,  ideatore e realizzatore di questa bellissima realtà, dopo aver ribaltato i paradigmi della periferia urbana, decide di reinventare le regole del calcio: nei suoi campi non esistono panchinari ma a turno tutti devono giocare; ogni giocatore, per quanto bravo, non può fare più di 3 goal a partita, poi deve aiutare i suoi compagni a fare goal; i calci di rigore li batte il giocatore meno bravo; e - cosa fondamentale - non esiste arbitro, affinché tutti siano arbitri di se stessi.
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Cambiare le regole del calcio per cambiare le regole del mondo
Il “Campo dei Miracoli” è ormai una solida realtà sociale, nata a Roma di fronte al “serpentone” del Corviale, ovvero in una delle periferie problematiche della Capitale. Prima un’opera di riappropriazione di spazi lasciati all’incuria, poi la creazione del primo campetto di calcio, diventato punto d’incontro per bambini e giovani del quartiere. Uno spazio efficiente e controllato dove incontrarsi per una partita a pallone. Ma non finisce qui, perché Massimo Vallati, ideatore e realizzatore di questa bellissima realtà, dopo aver ribaltato i paradigmi della periferia urbana, decide di reinventare le regole del calcio: nei suoi campi non esistono panchinari ma a turno tutti devono giocare; ogni giocatore, per quanto bravo, non può fare più di 3 goal a partita, poi deve aiutare i suoi compagni a fare goal; i calci di rigore li batte il giocatore meno bravo; e - cosa fondamentale - non esiste arbitro, affinché tutti siano arbitri di se stessi.

"state a rubbà l’aria ai ragazzini" - Quattro amici “non più ragazzini”, seduti al tavolino a giocare a carte e “a stratracannare a strameledire le donne il tempo ed il governo”, come cantava De André. Non è il solito bar di provincia bensì la superturistica Trastevere. Gli avventori, tutti abitanti del quartiere, hanno preso tavolo e sedie e si sono messi all’ombra di una chiesa che ha smesso di fare messa ormai da anni, ma continua invece a regalare riparo dalla calura estiva a chi fa sosta sul suo uscio. Non è solo una riappropriazione di uno spazio ma anche di un modus vivendi.
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"state a rubbà l’aria ai ragazzini"
Quattro amici “non più ragazzini”, seduti al tavolino a giocare a carte e “a stratracannare a strameledire le donne il tempo ed il governo”, come cantava De André. Non è il solito bar di provincia bensì la superturistica Trastevere. Gli avventori, tutti abitanti del quartiere, hanno preso tavolo e sedie e si sono messi all’ombra di una chiesa che ha smesso di fare messa ormai da anni, ma continua invece a regalare riparo dalla calura estiva a chi fa sosta sul suo uscio. Non è solo una riappropriazione di uno spazio ma anche di un modus vivendi.

“Campo libero” al Pigneto - Come annuncia la scritta all’ingresso del campetto si tratta di un “bene comune di tutela collettiva sottratto all’indifferenza amministrativa e restituito al quartiere”. Praticamente un campetto di calcio riconsegnato alla collettività, dove capita di veder giocare ragazzini del quartiere o, come nel caso di questo scatto, comunità extra-italiane che fanno squadra e si scontrano sportivamente sul rettangolo di gioco. Si sa che l’Italia è un paese democratico fondato sul gioco del pallone, quindi ben venga se l’inclusione e l’integrazione passano anche da un campetto di calcio.
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“Campo libero” al Pigneto
Come annuncia la scritta all’ingresso del campetto si tratta di un “bene comune di tutela collettiva sottratto all’indifferenza amministrativa e restituito al quartiere”. Praticamente un campetto di calcio riconsegnato alla collettività, dove capita di veder giocare ragazzini del quartiere o, come nel caso di questo scatto, comunità extra-italiane che fanno squadra e si scontrano sportivamente sul rettangolo di gioco. Si sa che l’Italia è un paese democratico fondato sul gioco del pallone, quindi ben venga se l’inclusione e l’integrazione passano anche da un campetto di calcio.

Aiuole urbane - Chi non vorrebbe un giardino davanti casa… anche se vive in città… anche se il giardino è solo di un metro per un metro… Altro esempio di riqualificazione urbana, perché non c’è bisogno di grandi opere, bastano piccoli gesti.
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Aiuole urbane
Chi non vorrebbe un giardino davanti casa… anche se vive in città… anche se il giardino è solo di un metro per un metro… Altro esempio di riqualificazione urbana, perché non c’è bisogno di grandi opere, bastano piccoli gesti.

Obbligo di baciarsi - Rallentare la propria corsa sino fermare il passo, assaporare il tempo che continua a correre intorno, farsi catturare dalla bellezza del luogo, stringere la mano della persona che ci è accanto e… forse non è il caso… ormai è desueto… qui davanti a tutti… riappropriarsi del tempo, del luogo e delle labbra del/la nostr* amat*, perché qui non solo si può, ma è obbligatorio baciarsi. Ad Isola del Liri, davanti alle cascate, proprio nel centro del paese, il romanticismo è benvenuto.
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Obbligo di baciarsi
Rallentare la propria corsa sino fermare il passo, assaporare il tempo che continua a correre intorno, farsi catturare dalla bellezza del luogo, stringere la mano della persona che ci è accanto e… forse non è il caso… ormai è desueto… qui davanti a tutti… riappropriarsi del tempo, del luogo e delle labbra del/la nostr* amat*, perché qui non solo si può, ma è obbligatorio baciarsi. Ad Isola del Liri, davanti alle cascate, proprio nel centro del paese, il romanticismo è benvenuto.

Affissi-amo l’arte al muro - Ogni anno Arles ospita uno dei più famosi festival della fotografia. Negli anni, parallelamente al festival ufficiale, è nato il festival OFF, che ormai per dimensioni e importanza fa il paio con il festival ufficiale. Gli artisti che arrivano ad Arles per il festival OFF non hanno grandi possibilità economiche, quindi praticano le “affissioni clandestine” sulle pareti dei palazzi, che durante la manifestazione diventano supporto per le riproduzioni delle opere esposte nelle gallerie. In questo modo possono avere pari dignità espositiva dei lori colleghi più “famosi”. Un utilizzo creativo degli spazi urbani che restituisce e redistribuisce arte, bellezza e visibilità.
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Affissi-amo l’arte al muro
Ogni anno Arles ospita uno dei più famosi festival della fotografia. Negli anni, parallelamente al festival ufficiale, è nato il festival OFF, che ormai per dimensioni e importanza fa il paio con il festival ufficiale. Gli artisti che arrivano ad Arles per il festival OFF non hanno grandi possibilità economiche, quindi praticano le “affissioni clandestine” sulle pareti dei palazzi, che durante la manifestazione diventano supporto per le riproduzioni delle opere esposte nelle gallerie. In questo modo possono avere pari dignità espositiva dei lori colleghi più “famosi”. Un utilizzo creativo degli spazi urbani che restituisce e redistribuisce arte, bellezza e visibilità.

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